Un po’ di storia delle cause dei santi
L’attuale normativa canonica sulle cause di canonizzazione, è rappresentata da alcuni dispositivi legislativi che ne hanno anche costituito la “ossatura” peculiare. Dopo il grande lavoro operato da papa Benedetto XIV (1675-1758) per dare un ordine a queste cause, dobbiamo aspettare il Novecento per avere un nuovo orientamento circa le cause dei santi. Il primo documento è stato quello di Giovanni Paolo II, con la Costituzione Apostolica Divinus Perfectionis Magister del 25 gennaio 1983, con le conseguenti Normae servandae in inquisitionibus ab Episcopis faciendis in causis sanctorum del 7 febbraio 1983. Oggi tali norme sono state sostituite dall’Istruzione Sanctorum Mater del 17 maggio 2007.
Il documento ci informa che tali nuove norme trattano “dell’istruzione delle Inchieste diocesane o eparchiali che riguardano le virtù eroiche e il martirio dei Servi di Dio. Prima di decidere di iniziare la causa, il Vescovo dovrà compiere alcuni accertamenti determinanti per la sua decisione. Dopo aver deciso di iniziare la causa, darà l’avvio all’Inchiesta vera e propria, ordinando la raccolta delle prove documentarie della causa. Se non vengono rilevate delle difficoltà insormontabili, si procederà all’escussione dei testi e, infine, alla chiusura dell’Inchiesta e all’invio degli atti alla Congregazione, dove inizierà la fase romana della causa, ossia la fase dello studio e del giudizio definitivo della stessa causa. Per quanto riguarda le Inchieste sui presunti miracoli, l’Istruzione mette in evidenza alcuni elementi della procedura che, in questi ultimi vent’anni, si sono rilevati problematici nell’applicazione delle norme riguardanti le medesime Inchieste sui miracoli”.
Per causa di canonizzazione si intende quindi quella somma di atti, momenti e relazioni per giungere alla conclusione dell’inchiesta diocesana (la quale ha lo scopo di raccogliere le fonti testimoniali e documentali) per poi giungere a quella romana (con un postulatore che ha il compito di redigere l’opportuno documento conclusivo definito Positio). Dopo l’analisi interna al Dicastero delle Cause dei Santi, viene consegnato tutto al Romano Pontefice il quale, solo, ha il potere di ammettere un candidato alla venerabilità del culto, alla beatificazione ed infine alla canonizzazione con solenne atto pubblico.
Perché la causa di canonizzazione della Beata Eustochio (Lucrezia) Bellini
Il Vescovo di Padova, S.E. Mons. Claudio Cipolla, dopo aver ascoltato i diversi fermenti di devozione verso la beata Eustochio e dopo aver individuato un Postulatore e un Vice-Postulatore, ha formalmente iniziato l’iter della causa di canonizzazione.
Sembra infatti che il culto immemorabile nei confronti della Beata Eustochio, segnalato già nell’Ottocento da alcuni autori come il gesuita Giulio Cordara, possa mostrare con chiarezza una fama di santità diffusa che, vista anche alla luce del percorso storico che abbiamo a disposizione, non porta con sé dubbi circa la testimonianza cristiana che la monaca ieri come oggi illustra a noi che chiediamo il suo aiuto. Tale sentimento sembra molto evidente quando andiamo a leggere i messaggi che vengono scritti in maniera autonoma, senza alcuna forzatura, nei Quaderni della Beata che sono a disposizione dei fedeli dinanzi alla sua tomba, prima a S. Pietro e poi oggi in Cattedrale.
Nel 1760 papa Clemente XIII, dopo un ricco processo canonico a nostra disposizione archivistica, ha accolto il desiderio della popolazione locale patavina di elevare questa monaca del ‘400 a culto pubblico, con il titolo di Beata. Dopo le sopraddette ragioni oggi più che mai la sua testimonianza cristiana ci parla chiaramente, e per molte persone è fonte di grande consolazione. Si ritiene inoltre che questa causa possa dare anche un segno ai fedeli di come la speranza sia quella virtù teologale per la quale noi cerchiamo «il regno dei Cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sulla grazia dello Spirito Santo» (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1817). Appare infatti davvero evidente come la Beata Eustochio sia stata, più di ogni altra accezione che le si potrebbe dare, un grande testimone di speranza, che si realizza in un presunto grado eroico delle sue virtù, nonostante le grandi prove che la vita le ha riservato.

