VITA DELLA BEATA - LA PRIGIONIA E LA PROFESSIONE MONASTICA
Quasi ciò non bastasse, per una strana e grave malattia della badessa, è stata accusata di malia e pertanto incatenata e lasciata languire per mesi; le notizie trapelarono in città e a gran voce fu chiesto persino il supplizio del fuoco. La solitudine del carcere e la preghiera furono per lei l’unico conforto, perché neppure al confessore veniva concesso avvicinarla; non le fu accordato nemmeno un libro di devozione e pertanto di continuo la futura beata salmeggiava quanto conosceva a memoria, in particolare quei cinque salmi il cui acrostico davano il nome di Maria: il Domine labia mea aperies, recitava il Magnificat, Ad Dominum cum tribularer, Retribue servo tuo, Iudica me Deus, Ad te levavi oculos meos.
Ad ognuno dei salmi aggiungeva un’antifona con le stesse iniziali, cioè Missus est, Assumpta est, Rubeum quem viderat Moyses, In odorem, Ave Maria. Seguiva il capitolo Ego mater pulchrae dilectionis, poi l’inno Memento salutis auctor, con il salmo Qui Habitat; infine l’antifona Sub tuum praesidium , Kyrie eleison, Pater noster, l’orazione Interveniat pro nobis quaesumus Domine. Le piaceva chiamare questo accordo di preghiera la sua “Corona”; come tale rientrerà poi nell’uso del monastero.
A volte appariva in estasi mistica di devozione a Cristo e alla sua passione, che sentiva come suo sposo.
Le calunnie però non convincevano il confessore cui invece la giovane appariva ricca di virtù e pazienza; e di tale avviso era anche il nobile Francesco de Lazara, fratello della badessa, che anzi restò edificato dal suo comportamento e dalla carità verso tutte le monache. Per loro, secondo il Saligario, Dio preparava un nuovo modello di santità ammirabile “tutto lavorato a colpi di martello, a forza di patimenti e umiliazioni di ogni genere”. Fu proprio alla presenza e per ordine del confessore, come egli testimonia, che il demonio le affondò un coltello in mezzo al petto e scolpì sulle carni il nome di Gesù, prodigio scoperto poi dalle consorelle quando la rivestirono dopo la morte.
