VITA DELLA BEATA - IN MORTE DELLA BEATA
Per quattro anni a brevi periodi di relativa pace si alternarono altri di tormenti fino a quando, all'età di ventuno anni e con il consenso dei superiori, è stata ammessa alla professione solenne pronunciando i voti il 25 marzo 1465, nel giorno dell’Annunziazione di Maria Vergine, mentre il 14 settembre 1467, giorno dell'Esaltazione della Croce, le fu imposto il velo nero, quasi ratifica della professione.
Eustochio, già molto provata e sfinita, trascorse gli ultimi anni della sua vita a letto ammalata: pregava e meditava la Passione di Cristo con il crocifisso in mano, ripetendo: “Jesu, fili Dei, miserere mei”.
La bellezza straordinaria e la grazia, di cui da ragazzina era stata dotata, da tempo svanite, ricomparvero poco prima della morte, che lei aveva previsto e che la colse a venticinque anni, il 13 febbraio 1469.
Pur tuttavia già all’epoca della conclusione della sua vita, nella città di Padova c’è un grande fermento di devozione verso di lei, tanto che i cittadini patavini ricorrono spesso al monastero tentando di poterla avvicinare. Dopo la morte di Eustochio, la sua fama di santità è talmente grande che tutti la dichiarano Beata, se non Santa, e non abbiamo documentabili attestazioni contrarie a questo comune sentimento. Inoltre, dopo la prima ricognizione del suo corpo è scaturita dell’acqua prodigiosa che operava miracoli per intercessione della Beata, e per circa tre secoli (fino al 12 settembre 1805) l’acqua della “fossa di S. Prosdocimo” è stata oggetto di pellegrinaggi da parte di molteplici persone. Tutti questi miracoli sono stati conservati fino a noi in una preziosa edizione (Summarium in causa B. Eustochii Patavinae super eius cultu immemorabili), oggi contenuta presso l’archivio storico della diocesi e del seminario di Padova.
