VITA DELLA BEATA – FANCIULLEZZA
La Beata Eustochio (al secolo Lucrezia) Bellini è nata in un giorno imprecisato del 1444 a Padova, figlia illegittima di Maddalena Cavalcabò (monaca del monastero di S. Prosdocimo nella stessa città) e di Bartolomeo Bellini, che aveva facile accesso al cenobio.
Dall’età di quattro (4) anni manifesta atteggiamenti singolari che, dopo aver compiuto vari esorcismi con la prassi ecclesiastica dell’epoca, i suoi contemporanei valutano come presunta possessione demoniaca, ma è anche frutto di un clima in famiglia di odio verso di lei; infatti la matrigna, che mal vedeva Lucrezia a causa del tradimento del marito, mal soffriva la sua presenza in casa e in ogni occasione la maltrattava a volte anche fisicamente. Dunque questa bambina, che era dotata di una particolare bellezza e di bel portamento, soffre molto l’odio che i genitori le hanno riservato.
Lucrezia viene consegnata nello stesso monastero di S. Prosdocimo dal padre nel 1451, per esercitarla nei “lavori donneschi” in educandato, ma il monastero continuava la sua vita quotidiana in un clima di libertinaggio, dove le monache entravano e uscivano a loro piacimento, avendo anche relazione con uomini della città.
Quando Lucrezia ha sedici anni si verifica lo stravolgimento del monastero, poiché dopo che le monache hanno assassinato la badessa (che stava cercando di rimettere in ordine le cose), il vescovo di Padova, mons. Jacopo Zeno, istruisce un processo per valutare la situazione e operare degli interventi a S. Prosdocimo. Diede degli ordini imperativi per ristabilire la giusta condotta monastica e le monache scappano contrariate.
Il vescovo partecipa così all’ingresso di nuove monache con la scelta della giovane badessa Giustina De Lazzara, la quale opera una riforma monastica interna e il ripristino della clausura, dando avvio a una nuova epoca storica del monastero di S. Prosdocimo.
